Presso il nostro istituto è attivo il servizio di medicina rigenerativa con PRP (ultracentrifugato piastrinico) per la terapia di selezionate patologie muscolo scheletriche.
Il nostro referente clinico Dr. Carlo Mirabella, specialista in ematologia, valuterà l’idoneità del paziente alla terapia in accordo con l’ortopedico (che poi eseguirà l’infiltrazione).
Lesioni e processi riparativi
Nelle molteplici forme delle lesioni tessutali, la prima risposta è quella dell’omeostasi. Per impedire una imponente fuoriuscita ematica, il nostro sistema sanguigno attiva quei processi per il proprio contenimento.
La fibrina forma una fitta rete che trattiene la parte corpuscolata. Tra le maglie di fibrina un ruolo fondamentale è dato dalle piastrine.
Queste non solo entrano in gioco nel processo coagulativo, unendosi le une alle altre, ma soprattutto sono parte fondamentale dei processi rigenerativi e ricostruttivi che si innescano subito dopo.
Le piastrine, attivate, rilasciano in maniera sincrona allo stato di rigenerazione tessutale, numerosi fattori di crescita, che richiamano le cellule staminali e fibroblasti stimolando la varia tipologie di cellule e tessuti affinché si organizzino per portare le lesioni verso la sua guarigione.
Con questo meccanismo possiamo ottenere l’importante supporto delle cellule staminali circolanti nell’ambito di una corale risposta rigenerativa, senza ricorrere a pratiche chirurgiche di dubbio valore scientifico che, ad oggi, richiedono imponenti autorizzazioni sperimentali.
Piastrine e rigenerazione
L’attività rigenerativa del sangue è nota da millenni e nelle lesioni cutanee croniche della ferita che non guarisce, portava fondamentalmente a sollecitare la fuoriuscita di nuovo sangue. Ora sappiamo che queste manovre andavano ad arricchire la ferita di nuove piastrine e quindi a riattivare il processo rigenerativo grazie al rilascio dei preziosi fattori di crescita piastrinici. Oggi è possibile applicare il concentrato piastrinico (PRP) senza provocare dolore al paziente e con notevoli benefici terapeutici
La preparazione del PRP: Una scelta importante
La produzione del sangue ricco di piastrine avviene secondo molteplici sistemi che si basano sulla coagulazione del sangue
Il Dr. Dovas, durante il suo lavoro presso i servizi trasfusionali ha testato numerosi sistemi per valutarne la loro qualità in termini di resa piastrinica a sterilità del prodotto: dai sistemi semi automatici, a quelli con l’utilizzo di separatori cellulari per raccolte multicomponent, dalla lavorazione su sacca alla lavorazione su provetta e a quella con sistemi dedicati alla produzione di PRP.
Ogni sistema ha le sue peculiarità che devono essere calate alle esigenze del paziente e soprattutto devono rispettare la normativa vigente.


Gli emocomponenti ad uso non trasfusionale
Il DM 1 agosto 2019, regolamenta la produzione del PRP in ambito di strutture sanitarie private con precise indicazioni per le patologie da trattare.
La normativa tutela il paziente e conferisce ai servizi trasfusionali il controllo sulla produzione in tali ambiti.
Il PRP può essere prodotto solo dopo un’accurata anamnesi del paziente per poter escludere eventuali controindicazioni al prelievo del sangue. Il PRP dovrà avere dei requisiti di sterilità e di concentrazione piastrinica ben definiti.
La terapia con emocomponenti ad uso non trasfusionale, si inquadra in una visione multidisciplinare delle lesioni acute e croniche come si riscontrano soprattutto nell’ anziano o nello sportivo, in cui lo specialista identifica la possibilità di una emoterapia topica post farmacologica e pre o adiuvante ad una terapia chirurgica.
In ambito muscolo scheletrico la terapia con plasma ricco di piastrine si unisce alle peculiarità dello specialista (ortopedico, medico dello sport, reumatologo, medico trasfusionista) che ne valuta la potenzialità terapeutica, a quella dl fisioterapista ne permetta la sua piena efficaci.
CLASSIFICAZIONE DELLE INDICAZIONI CLINICHE ALL’ USO DEL PRP PER PATOLOGIE MUSCOLO SCHELETRICHE
La classificazione delle indicazioni cliniche per l’impiego degli emocomponenti per uso non trasfusionale deriva dalla valutazione sistematica della letteratura scientifica esistente.
Il termine appropriatezza è inteso come la misura dell’adeguatezza dell’impiego degli emocomponenti ad uso non trasfusionale in relazione al contesto clinico e sanitario in cui si colloca, ai criteri di efficacia, sicurezza ed efficienza, sulla base delle evidenze scientifiche a supporto. Sulla base della letteratura scientifica esaminata sono stati individuati tre gruppi di indicazioni:
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Indicazioni cliniche all’utilizzo di emocomponenti per uso non trasfusionale basate su raccomandazioni forti.
Indicazioni cliniche con grado di raccomandazione 1B (Tabella 1): raccomandazione forte con chiara evidenza del rapporto rischio/beneficio, probabilmente applicabile alla maggior parte dei pazienti.
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Indicazioni cliniche all’utilizzo di emocomponenti per uso non trasfusionale basate su raccomandazioni deboli.
Indicazioni cliniche con grado di raccomandazione 2B (Tabella 1): raccomandazione debole con incerta evidenza del rapporto rischio/beneficio; approcci alternativi probabilmente sono migliori in certi pazienti e in certe circostanze.
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Indicazioni cliniche all’utilizzo di emocomponenti per uso non trasfusionale basate su raccomandazioni molto deboli.
Indicazioni cliniche con grado di raccomandazione 2C (Tabella 1): raccomandazione molto debole con incerta evidenza del rapporto rischio/beneficio; altre scelte possono essere ugualmente ragionevoli.
PATOLOGIA |
GRADO |
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OSTEOARTROSI DEL GINOCCHIO E DELL’ANCA DI GRADO 1-3 SECONDO LA SCALA DI KELLGREN-LAURENCE(per ciclo di trattamento corrispondente a 3 applicazioni) |
1B |
OSTEOARTROSI DELL’ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE(per ciclo di trattamento corrispondente a 3 applicazioni) |
2B |
OSTEOARTROSI DELL’ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE(per ciclo di trattamento corrispondente a 3 applicazioni) |
2B |
OSTEOARTROSI DELLA CAVIGLIA(per ciclo di trattamento corrispondente a 3 applicazioni) |
2B |
PSEUDOARTROSI |
2B |
LESIONE/RICOSTRUZIONE LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE |
2B |
TENDINOPATIA ROTULEA |
2B |
TRATTAMENTO INFILTRATIVO DELLE EPICONDILITI |
2B |
INFIAMMAZIONE TENDINE D’ACHILLE |
2B |
LESIONE DELLA CUFFIA DEI ROTATORI |
2B |
ALTRE PATOLOGIE OSTEO-MUSCOLARI LIGAMENTOSE (ES. FASCITE PLANTARE) |
2B |
OSTEOARTROSI DEL GINOCCHIO E DELL’ANCA DI GRADO 4 SECONDO LA SCALA DI KELLGREN-LAURENCE(per ciclo di trattamento corrispondente a 3 applicazioni) |
2C |